BI24_2010/2020_IL MONDO VISTO DA BIELLA. Sandro Delmastro: “Il segreto del successo della ‘fatturazione commerciale’ della Cina…”

_Sandro Delmastro delle Vedove
Mentre i Brics discutono la creazione di una nuova valuta di riserva, la City di Londra si illude di poter evitare un collasso del sistema del dollaro. Gillian Tett, direttrice della sezione Usa del Financial Times, è stata costretta a riconoscere che il sistema di “trade invoicing” (che potremmo tradurre come fatturazione commerciale) della Cina funziona fin troppo bene e ha portato lo yuan a scavalcare l’euro come valuta negli scambi internazionali. Se da una parte la Tett sostiene che, ironicamente, la crisi bancaria ha rafforzato il dollaro tramite la domanda di swaps – cosa opinabile, vedi sopra – dall’altra prende atto che lo yuan è sostenuto da beni reali. “Contrariamente alla senso comune, la mancanza di apertura ai capitali non impedisce del tutto al Rmb (yuan) di svolgere un ruolo più forte come moneta internazionale e di riserva”, scrive.
“Dopo tutto, è già emerso un mercato offshore dei Rmb di 200 miliardi di dollari e la moneta è usata per fatturare gli scambi commerciali e saldare i pagamenti” di “una rete globale”. Va precisato che la Tett non considera affatto la prospettiva di una nuova valuta basata sul valore di merci, ma solo quella di ruolo di riserva dello yuan. Ella deve tuttavia ammettere che, contrariamente ai dogmi liberisti, l’uso di una valuta nazionale come valuta di riserva è possibilissimo in un regime di controllo dei movimenti di capitale come quello cinese. Il segreto dietro il successo del “trade invoicing” cinese lo ha svelato Lyndon LaRouche nel suo scritto del 2000 intitolato “Su un paniere di beni: commercio senza moneta”, che spiega come le basi per lo status del dollaro quale moneta di riserva internazionale dal 1940 al 1960 furono l’elevata produttività e i rapidi investimenti nella tecnologia e nella produzione di beni durevoli.
La Cina ha oggi sviluppato queste caratteristiche, spianato la strada a nuovi accordi di credito internazionale tra le principali nazioni dei Brics e alla costruzione della Nuova Banca di Sviluppo dei Brics come una vera banca internazionale di sviluppo per finanziare grandi progetti infrastrutturali e l’industrializzazione nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, le porte sono aperte anche agli Stati Uniti, qualora volessero far parte dei nuovi accordi di credito e impiegare il dollaro per creare occupazione produttiva per il popolo americano nella ricostruzione del mondo. Anche l’Europa è benvenuta. Questa politica offre l’unica base solida per accordi di pace duraturi e sviluppo reciproco, contrapposti all’attuale politica della Nato e dei pensatoi di Londra e Bruxelles che ci sta spingendo verso una guerra nucleare. In questo spirito, lo Schiller Institute ha proposto una nuova architettura internazionale di sicurezza e sviluppo basata sull’interesse di ogni nazione, proposta che trova sempre più consensi nel mondo. Essa sarà al centro della conferenza online del 15 e 16 aprile, intitolata “Senza lo sviluppo di tutte le nazioni non può esserci pace duratura sul pianeta”.

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