BI24_2010/2020_IN POCHE PAROLE. Felice Vecchione: “Se lo Stato siamo noi, bisogna andare oltre alle logiche di mercato…”

_Felice Antonio Vecchione
Lo Stato ci rappresenta ma soprattutto ci assomiglia. Non siamo noi lo Stato? Tutto sembra semplice se lo si guarda dal di fuori, eppure non è per niente facile il compito di chi è al Governo. Molto più semplice potrebbe essere il compito di chi è all’opposizione, ruolo di grande importanza se svolto con perizia, capacità e volontà.
In entrambe le posizioni serve chi ha “visione”. Non cosa da poco ma da pochissimi. Proprio questa mancanza rende lo Stato debole, nella non capacità di chi governa alla preparazione per le difficoltà e alla capacità di accettare ed adattarsi ai cambiamenti. E se lo Stato siamo noi, chiaro che questa incapacità ci lega un pò tutti nella non individuazione delle priorità, dell’autodeterminazione e ci rende oggetti nel tritacarne che è il virtuale. Motori di ricerca che captano con tanta facilità i punti deboli o di forza trasformandoli in merce. Viviamo nell’era della mercificazione.
Tutto ha un costo, e noi stessi siamo oggetto. È la presa di coscienza che può fare la differenza: la cittadinanza attiva è una (se non “la”) valida alternativa di sostegno dello Stato. Parole/fatti, studio/proposta. È complicato essere cittadini attivi perché la riacquisizione di sé è complicata: il rivedersi persone tra le persone, riformale la propria coscienza, il saper scindere tra ciò che è necessario e ciò che è ausiliario… L’affrontare il problema del clima è sicuramente fondamentale, ma serve coraggio ed unione di intenti tra i vari paesi.
Uscire fuori dalla logica di mercato e fare scelte coraggiose pur se impopolari. Ma se lo Stato è debole come possiamo pensare ad un futuro in tal senso? Siamo abitanti di questo mondo, eppure ci comportiamo come se non spettasse a noi una qualsiasi scelta. Ma lo Stato siamo veramente noi e la presa di coscienza, anche se di pochi, va alimentata. La persona che ha “visione” deve essere supportata. Dobbiamo convincerci che si può fare la differenza. Dobbiamo crederci!

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