_Sandro Delmastro delle Vedove
A dimostrazione del fatto che le banche centrali possono creare dilemmi, ma non possono risolverli, la Banca Centrale Europea mette ora in guardia dal crollo finanziario (scatenato da lei stessa) nel suo rapporto semestrale di novembre sulla stabilità finanziaria. Se la banca continuerà ad inasprire la politica monetaria, si rischiano “aggiustamenti disordinati”, mentre se non lo farà, l’inflazione continuerà ad andare fuori controllo. Naturalmente non c’è soluzione all’interno del sistema: l’unica soluzione – ma la Bce non la contempla – è una separazione di tipo Glass-Steagall tra banche speculative e banche commerciali. Citiamo direttamente dal rapporto: “Le condizioni di stabilità finanziaria dell’area dell’euro si sono ulteriormente deteriorate, riflettendo l’aumento dell’inflazione, l’incremento dei tassi di interesse, l’indebolimento delle prospettive di crescita e il ribasso dei mercati finanziari.
Le pressioni inflattive sono aumentate sia a livello globale che nell’area dell’euro dopo la pubblicazione del precedente Fsr, a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia e della loro trasmissione ad altri prezzi. Ciò ha indotto le principali banche centrali ad adeguare le proprie posizioni di politica monetaria, contribuendo all’inasprimento delle condizioni finanziarie globali e all’aumento della volatilità dei mercati finanziari. La combinazione di inflazione elevata e aumento dei tassi di interesse ha continuato a pesare sulla crescita economica di molte economie avanzate. In questo contesto, le probabilità di recessione a un anno di distanza sono aumentate notevolmente, sia nell’area dell’euro che nelle altre principali economie avanzate”.
E successivamente, sugli “aggiustamenti disordinati” scatenati dalla stretta monetaria (scusate le ripetizioni nel testo che segue, ma i banchieri non sanno scrivere): “Il rischio di aggiustamenti disordinati è aumentato con l’aumento della volatilità dei mercati, gli effetti a catena delle margin calls e la diminuzione della liquidità in alcuni segmenti di mercato. Il significativo repricing dei mercati finanziari si è tradotto in una maggiore volatilità degli stessi, in particolare – ma non esclusivamente – nei mercati obbligazionari. Inoltre, sono emersi alcuni segnali di minore liquidità nei mercati delle obbligazioni societarie dell’area dell’euro, soprattutto per le obbligazioni ad alto rendimento.
“Ciò potrebbe rendere più difficile per i partecipanti aggiustare i portafogli, riprezzare le attività o raccogliere finanziamenti in periodi di stress. Inoltre, le tensioni sulla liquidità e sulle garanzie, che possono derivare da forti oscillazioni dei prezzi e dalla volatilità che innescano margin calls inaspettatamente elevate, rappresentano un rischio per alcuni partecipanti al mercato dei derivati, come si è visto di recente nei mercati delle obbligazioni societarie dell’area dell’euro, soprattutto per quelle ad alto rendimento. Ciò potrebbe rendere più difficile per i partecipanti aggiustare i portafogli, rivalutare le attività o ottenere finanziamenti in periodi di stress.
“Inoltre, lo stress da liquidità e collaterale che può derivare da ampie variazioni di prezzo e volatilità che innescano margin calls inaspettatamente elevate rappresenta un rischio per alcuni partecipanti al mercato dei derivati, come si è visto di recente nei mercati dei derivati sulle materie prime dell’area dell’euro e nei mercati del debito sovrano del Regno Unito. Questa combinazione di sviluppi rende i mercati più vulnerabili ad aggiustamenti disordinati”.
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