Il Cavs (Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria) dell’Asl di Biella ha ripreso la propria attività ordinaria. Si tratta di un servizio territoriale collocato fisicamente in Ospedale, che dall’inizio della pandemia Covid era stato necessariamente convertito ad area dedicata al ricovero di pazienti positivi. Ora, grazie all’andamento favorevole della curva pandemica e al minor numero di ricoveri ospedalieri, il Cavs ha potuto “riaprire” e tornare così alla sua funzione originaria.
Inaugurato nel novembre 2019, il Cavs è una Struttura territoriale all’interno dell’Ospedale creata come “ponte” tra ospedale stesso e territorio a supporto del paziente fragile e con difficoltà non solo sanitarie, ma anche sotto l’aspetto socioassistenziale, successive alla dimissione o in attesa di ultimare il proprio iter diagnostico-terapeutico garantendo continuità assistenziale. Nel Cavs vengono gestiti pazienti a bassa intensità di cura che vi afferiscono dai reparti di degenza per acuti, dal Pronto Soccorso e dal territorio.
Gli accessi vengono valutati da un organo costituito da care manager territoriali e ospedalieri, che valutano i singoli casi dai punti di vista sanitario e socioassistenziale redigendo una scheda di proposta di ricovero. A seguito dell’accettazione il paziente viene indirizzato al Cavs, dove la degenza massima prevista è di 15 giorni per un massimo di 4 volte l’anno (60 giorni annui totali). Il Cavs, accreditato con il Sistema Sanitario Regionale, conta su 20 posti letto.
«La riapertura del Cavs – afferma il Direttore Sanitario dell’Asl Biella, Claudio Sasso – è fortemente voluta da questa Direzione perché ci consente di colmare un vuoto rappresentato dalla carenza in questi ultimi anni di pandemia nella nostra Azienda Sanitaria di una struttura intermedia di continuità di cura, la cui finalità è di fornire assistenza appropriata ed efficace ai pazienti che hanno superato la fase di acuzie di ricovero in ospedale ma che necessitano ancora di cure, controllo clinico, terapia infusionale o svezzamento da terapia infusionale, assistenza infermieristica e riabilitazione, che per vari motivi non possono essere assicurate in modo continuativo ventiquattrore su ventiquattro al domicilio».
L’obiettivo è di arrivare a una vera “presa in carico” della persona dall’inizio fino al completamento del suo percorso di cura, senza alcuna soluzione di continuità nel ricevere cure e assistenza dalle diverse figure professionali coinvolte (medici di assistenza primaria, specialisti ospedalieri e ambulatoriali, infermieri, operatori socio-sanitari) nel passaggio tra diversi setting di cura e con l’applicazione di percorsi assistenziali condivisi e integrati tra loro.
«L’attività ordinaria del Cavs era stata sospesa a marzo 2020 ed era ripresa per qualche breve fase nell’estate successiva per poi interrompersi dall’ottobre di quell’anno fino a pochi giorni fa – spiega il Responsabile Luigi De Mitri – In questi mesi l’area era stata trasformata in reparto Covid, per il ricovero di acuti a bassa intensità di cura con l’impiego di personale medico e infermieristico proveniente anche da altri reparti a supporto delle nostre professionalità. Il Cavs ha così risposto alle esigenze dei vari momenti secondo quanto concertato dall’Unità di Crisi dell’Azienda Sanitaria, soddisfacendo in modo adeguato le richieste provenienti anche dal territorio e dal Pronto Soccorso. Nel corso dell’ultima ondata di contagi, tra fine ottobre 2021 e lo scorso febbraio, abbiamo vissuto una fase impegnativa dal punto di vista numerico dei ricoveri, fortunatamente in condizioni cliniche generali meno gravi rispetto al passato».
«Crediamo molto nel progetto Cavs per il supporto al paziente cronico-fragile – aggiunge De Mitri – Abbiamo l’obiettivo di potenziare ulteriormente il servizio, con ulteriori forme di supporto a domicilio e con le nuove strutture sanitarie di prossimità previste a livello regionale. Siamo un’équipe che si muove in funzione delle esigenze delle condizioni del paziente, grazie anche alla presenza della dottoressa Federica Francisetti, specialista in Geriatria».
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