_Sandro Delmastro delle Vedove
Il pacchetto di stimolo di 1900 miliardi di dollari annunciato da Joe Biden, se approvato dal Congresso, offrirà qualche respiro alle imprese e ai contribuenti indebitati, ma farà poco o niente per una ripresa dell’economia, che nel 2020 ha perso il 2,3% del PIL. Più indicative del PIL (che contiene valori finanziari gonfiati) sullo stato dell’economia sono i dati sull’indebitamento delle imprese pubblicati il 25 febbraio dalla Federal Reserve, dalla Federal Deposit Insurance Corporation e dall’Office of the Comptroller of the Currency. I debiti “non-pass” (prestiti che probabilmente non verranno ripagati) sono quasi raddoppiati, dal 6,9% al 12,4% in un anno, e nel gruppo dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia sono balzati dal 13,5% al 29,2%.
Questo significa che quasi un terzo di quelle imprese ha un piede nella fossa. Per le élite transatlantiche votate alla “distruzione creativa” questa sarà una buona notizia, anche perché la crescita delle bolle finanziarie ha garantito i ricchi guadagni dei miliardari di Davos e degli psicopatici che ne gestiscono i capitali finanziari. I segnali che le bolle stiano per scoppiare si moltiplicano, e si pone l’interrogativo se la nuova amministrazione democratica e il Congresso ripeteranno gli stessi errori del 2009-2017, quando, invece di riformare il sistema finanziario, cedettero alle pressioni di Wall Street. All’epoca, il movimento di LaRouche condusse una battaglia internazionale per il ripristino della separazione tra banche commerciali e banche d’affari (legge Glass-Steagall), allo scopo di impedire a quest’ultime di far affidamento sui depositi e sui soldi della banca centrale, per togliere quindi ossigeno alla bisca finanziaria.
Invece di seguire quel consiglio, condiviso da autorevoli democratici come Elizabeth Warren e Robert Reich, l’amministrazione Obama e il Congresso approvarono la legge Frank-Dodd che, imitata dalla legislazione europea, introdusse dei cuscinetti per reagire ad una crisi invece che misure per impedirla. Quei requisiti si dimostreranno inutili quando scoppierà la prossima crisi, mentre i varchi lasciati dalle nuove regole hanno permesso ai mercati finanziari di ricostruire numerose bolle speculative nell’ultimo decennio. Come abbiamo descritto nel numero precedente, sono state create bolle gigantesche nei mercati azionari, in quello immobiliare e altri, alimentate dalle migliaia di miliardi emessi ad interessi negativi dalle banche centrali. Miriadi di titoli che non producono introiti, imprese zombie e scatole vuote sono stati gonfiati all’inverosimile.
L’ultima follia è rappresentata le cosiddette SPAC (Special Purpose Acquisition Company), società vuote quotate in borsa allo scopo di acquisire altre imprese, che così saranno quotate evitando le regolari procedure di offerta pubblica. Le analisi accademiche mostrano che gli utili sul capitale investito in queste società sono negativi, tranne che per gli sponsor della quotazione in borsa della SPAC, ma ciò non ha impedito al settore di attrarre 82 miliardi di dollari nel 2020. Un altro sintomo della follia dei mercati finanziari di cui ci siamo già occupati è il caso di GameStop. La bolla della catena di negozi di video era scoppiata dopo l’azione cannibalistica degli hedge funds all’inizio di gennaio (cfr. SAS 7/21), tuttavia il 25 febbraio il valore delle azioni di GameStop è raddoppiato nel giro di 90 minuti, passando da 44,70 a 91,71 dollari. Secondo il Market Watch di Dow Jones, in quell’ora e mezza, l’equivalente di 1,8 volte il flottante è passato di mano, indicando quindi un’azione coordinata dei trader ad alta frequenza e quindi un’ampia manipolazione del titolo, secondo Pam e Russ Martens di Wallstreetonparade.com.
Dietro queste scorribande speculative ci sono scommesse (in derivati) lanciate da alcuni attori di mercato contro altri, che fanno uso di leva finanziaria e del cosiddetto “margin trading” (le azioni future offerte come collaterale). In caso di forti perdite si profila un rischio sistemico, ma la disinvoltura con cui avvengono queste incursioni, sotto gli occhi dei supervisori finanziari già messi sull’allerta, la dice lunga sull’aura di immunità di cui godono gli speculatori. Il più grande Presidente americano del XX secolo, Franklin Roosevelt, mise in riga Wall Street con uno dei suoi primi atti legislativi, il Glass-Steagall. Le prime mosse di Biden, che ha riempito l’amministrazione di avversari della regolamentazione, come i dirigenti di Black Rock e altri banchieri d’affari, vanno decisamente in un’altra direzione.
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